PALEOLITHIC ART MAGAZINE

EUROPA



ERMAFRODITO:
IL BIFRONTISMO INVISIBILE DELLA DIVINITA'

Licia Filingeri

Il sostantivo ermafrodito deriva da una divinità mitica , Ermafrodito appunto, figlio di Ermes e di Afrodite, da cui il suo nome, che tuttavia deriva anche da andros (in greco uomo) e guné (in greco donna): tale derivazione allude in maniera immediata e chiara al possesso di ambo i sessi.
Ermafrodito è una divinità originaria dell'Oriente, e precisamente della Siria, che la trasmise ai Ciprioti, presso i quali , più che altrove, se ne rinvennero le tracce.( Fig. 1)

Fig.1 Ermafrodito
Scultura di epoca ellenistica di Pergamo
Museo Archeologico,Istambul,Turchia



Fig.1 Ermafrodito addormentato
Museo Nazionale, Roma


Secondo un mito di origine letteraria e non religiosa, riferito da
Ovidio, Ermafrodito sarebbe il figlio di Hermes e di Afrodite.
Presso i Greci e i Romani sembra che Ermafrodito non abbia avuto culto, e secondo alcune opinioni, di tale divinità si occuparono le arti figurative e la poesia, più che la religione; questo, presso i Greci, da cui ci giungono opere d'arte e notizie storiche.
Dunque, il dio Ermafrodito racchiude in sè le due polarità, uomo e donna.
Tra i filosofi greci, dopo Eraclito , che aveva sottolineato l'unità dei contrari ("l'identità è l'altra faccia della diversità") , Platone aveva sostenuto l'origine androgina dell'uomo.
Nei Dialoghi si legge:
"In principio tre erano i sessi del genere umano, e non due come ora, maschile e femminile, ma ve ne era anche un terzo comune ad entrambi, di cui è rimasto il nome, mentre esso è scomparso; questo era allora il genere androgino, e il suo aspetto e il suo nome partecipavano di entrambi, del maschile e del femminile, mentre ora non è rimasto che il nome che suona per dileggio... la forma di ogni uomo era tutta rotonda, ...e due facce sopra il collo rotondo, in tutto simili; e su entrambe le facce, orientate in senso opposto, un’unica testa, e quattro orecchi, e due sessi...il maschio traeva origine dal sole, la femmina dalla terra, e quello che partecipava di entrambi i generi dalla luna, dal momento che la luna partecipa del sole e della terra".
La tendenza all'unione degli opposti fu sottolineata da Freud, agli albori del secolo scorso, nel corso dei suoi studi sul linguaggio , in Significato opposto delle parole primordiali (1909), con l'osservazione della tendenza propria delle lingue antiche ad esprimere concetti opposti, o più precisamente, il rapporto tra i due significati, con un'unica parola.
Questo, per quanto riguarda il mondo del pensiero.

Le sembianze iconografiche di Ermafrodito restano comunque quelle maschili. Infatti, Ermafrodito, figlio di divinità, è nato come divinità maschile, ed è poi diventato divinità ibrida, partecipe insieme della spiritualità maschile e di quella femminile, cioè si è trasformato, o se si vuole è stato trasformato, dagli Dei, e dalla ninfa Salmace, la quale ha continuato a vivere, cioè a convivere, nel suo corpo, e, spiritualmente, nella sua mente.

Passiamo ora dall'iconografia rappresentativa alla rappresentazione poetica.
Dobbiamo ad Omero il più autorevole prototipo di rappresentazione di ogni trasformazione, con la descrizione della magia operata da Circe sui compagni di Ulisse, trasformati in porci
A Nicandro, poeta greco di Colofone ( 150 a.C), si deve un'interessante opera, Le Metamorfosi , che probabilmente ispirò poi Ovidio.
Molti repertori di miti, specie quelli di epoca alessandrina, diffusi a Roma dagli albori del I secolo, offrivano ricchi spunti sul tema della trasformazione, che ispirarono numerosi poeti, tra cui Catullo e Virgilio.
Ovidio certo conobbe questi miti , e ne trasse ispirazione soprattutto per l'opera di ampio respiro delle Metamorfosi, ricche di leggende, volte a stabilire un legame poetico tra uomo e regno vegetale, animale e minerale, raccolte dal poeta nel corso dei suoi viaggi in Grecia, Asia Minore, Egitto e Sicilia, ma anche dalla Teogonia e dal Catalogo delle Donne di Esiodo, oltre che, come si è ricordato, nei poeti alessandrini Callimaco, Partenio e Nicandro.
In particolare, nelle Metamorfosi , il cui tema è il "mutare delle forme in corpi nuovi", il poeta di Sulmona racconta il mito della ninfa Salmacide , che, in una fontana presso Alicarnasso, si avvinghia al corpo del bellissimo giovinetto amato per non esserne mai più separata, dando luogo ad una nuova creatura, l'Ermafrodito appunto : fiaba in cui la metamorfosi appare come l'unica soluzione per una situazione reale intollerabile di separazione, senza via di sbocco.
Narra dunque Ovidio (Metamorfosi, l.IV) di questo giovinetto, allevato dalle Naiadi, "cuius erat facies, in qua materque paterque cognosci possent; nomen quoque traxit ab illis."(vv 290-291) che aveva un aspetto così bello, che potevano esservi riconosciuti il padre e la madre, e trasse anche il nome da loro.. finchè a 15 anni, abbandonati i monti natii, presso uno specchio d'acqua nel paese dei Cari, viene scorto dalla femminilissima ninfa Salmace :"puerum vidit visumque optavit habere" (v 316), Il giovane ignaro dell'amore rifiutò le esplicite richieste della ninfa che, infiammata d'amore, si gettò a sua volta nelle acque in cui il giovinetto si era immerso, avvinghiandosi strettamente a lui, abbarbicata come l'edera al tronco, malgrado la resistenza di lui, pregando gli dei di non esserne mai separata: "...et istum nulla dies a me nec me deducat ab isto." (vv 372-73). Accolsero gli dei i suoi voti: i due corpi uniti si fondono annullandosi in un'unica figura: "vota suos habuere deos; nam mixta duorum corpora iunguntur, faciesque inducitur illis una. ( vv 374-76) " nec duo sunt et forma duplex, nec femina dici nec puer ut possit, neutrumque et utrumque videntur".(vv 378-379)
Così non furono più due, ma un essere ambiguo che non è nè donna nè uomo, che ha l'aspetto di ambedue e di nessuno dei due.

I nostri avi latini dunque, come gli altri popoli del bacino del Mediterraneo, per non parlare del resto della terra, favoleggiavano con molti miti.
Presso le prime civiltà storiche del Mediterraneo orientale e del Medio Oriente, si sono susseguiti nel tempo molti tipi di civiltà, presso le quali vi è una complessa ricchezza di miti. Molte divinità sono le stesse, ma cambiano nome e sembianze nel tempo e nello spazio.
Da testimonianze scritte sappiamo di divinità, figlie di divinità, come per Ermafrodito.
Vediamo la sua storia più da vicino. Suo padre Hermes ( precisamente, Ermete Trimegisto, cioè tre volte grandissimo, e presso i Latini poi Mercurio romano, messaggero degli dei ) , anche se figlio di Zeus, è un'interpretazione greca del dio egizio Thot, dio lunare delle trasformazioni, e di Nabu ( il dio scriba, che controllava la correlazione tra parole di lingue diverse, riportandoci quindi al concetto di duplicità da armonizzare; egli era anche messaggero, come Hermes) della tradizione mesopotamica al tempo di Hammurabi (1700 a.C) da parte di filosofi e teologi dei tempi ellenistici. E queste sono notizie storiche del tempo.
Se l'interpretazione di un dio, che, da una religione all'altra, cambia il proprio nome, equivale a discendenza, allora si può dire che il dio egizio Thot venerato ad Hermopolis fu il "padre" di Hermes, almeno secondo il concetto di evoluzione culturale delle divinità, cioè colui che è venuto prima, lasciando una propria eredità.
E' interessante notare, ai fini del discorso sull'ermafroditismo, come si credesse che Thot si fosse creato da sé all'inizio, assieme a sua moglie Maat.
Similmente a Menfi, il probabile corrispettivo, Ptah, venerato come Atum a Heliopolis, crea se stesso partendo dal caos originario (Nun).Si tratta dei cosiddetti "dei originari" (l'Enneade menfita ne annoverava nove).
Anche Hapi, dio del Nilo, personificazione della fertilità dell'Egitto, è iconograficamnte ermafrodita, uomo coi seni penduli.
Infine, può essere interessante ricordare che, nella tradizione giudaico-cristiana, Angelo deriva dal greco Aggelos , che significa "messaggero", ed è noto che l'angelo rimanda all'incertezza della tradizione popolare riguardo al sesso degli angeli, che potrebbe riportarci all'immagine dell'Ermafrodito.
Altre notizie ci giungono dall'archeologia, attraverso l'iconografia delle divinità, dove non c'era, o non c'era ancora la scrittura.

In tutte le religioni le divinità hanno una sembianza iconografica, o naturale, o invisibile.
La sembianza naturale della divinità può essere il sole, la luna, una pianta, un animale, un uomo o altro, che tuttavia, nel tempo e nello spazio, ha anche una raffigurazione artistica.
Le sembianze invisibili della divinità sono narrate verbalmente.
Comunque, nell'iconografia delle divinità ( raffigurazione artistica) e nelle divinità naturali c'è sempre il riscontro verbale, cioè il fedele sa chi è il soggetto raffigurato, o il soggetto naturale, e quali sono le sue qualità divine, e, se non lo sa, è lo sciamano o il sacerdote che glielo ricorda.

Nelle prime civiltà urbane e nella preistoria l'iconografia delle divinità è quasi esclusivamente costituita da ibridi di uomini e di animali.
Questi ibridi si riscontrano anche nell'etnografia.

La vicenda delle mutazioni è eterna, e la ritroviamo all'origine stessa della vita: se oggi si parla di Big-bang, un tempo si parlava di Cosmo emergente dal caos. Così pure, l'intreccio uomo /natura nelle sue diverse forme è antico quanto l'uomo.

L'iconografia delle divinità dalla preistoria ai tempi storici, in modo molto sintetico, è la seguente :
- due teste umane unite per la nuca, dello stesso sesso o di diverso sesso,
- una testa umana e una di animale unite per la nuca,
- testa di animale con corpo umano,
- testa di animale mista a testa umana,
- testa umana con corpo di animale,
- animali foggiati con varie parti del corpo umano e di animale,
- uomini foggiati con varie parti di animali,
- uomini foggiati con parti di animali, e di uomini di sesso maschile e femminile,
- esseri mostruosi con molte teste, molte gambe, molte mani, e così via,
- teste umane abbinate a teschi umani o di animali,
- altri

Il "nonno" di Ermafrodito, il dio egizio Thot, aveva testa di uccello e corpo umano.
Hermes il "padre" di Ermafrodito era raffigurato con due, tre, quattro teste. ( Fig.2)

Fig.2 Hermes bifronte
Roquepertuse, Foci del Rodano (Francia)
In questa scultura non è possibile stabilire il sesso dei soggetti raffigurati.
Tra le due teste, vi è una testa più piccola, senza i lineamenti del volto, che è il residuo di una parte della divinità, che è andata in disuso.



Ad Atene, nel Ceramico, c'era un simulacro a quattro teste con un'iscrizione che diceva : "O Hermes tetracefalo, bell'opera di Telesarchide, tu vedi tutto....".
Hermes lo troviamo un po' dappertutto, presso i Romani (trasformato) in Giano (bifronte) protettore della porta; nella Tracia come dio dei re.( Fig.3)

Fig.3 Hermes Tricefalo
Dio dei re, è noto come il dio cavaliere tracio con tre teste


nelle sembianze del cavaliere a tre teste; e così via.
Nella preistoria e nelle prime civiltà urbane esistevano, anche, divinità raffigurate con le sembianze di soli uomini, o sole donne, o soli animali. In questi casi, stabilire se si tratti di divinità, non è sempre possibile.
Con le civiltà storiche vere e proprie, inizia in arte, anche la raffigurazione di soggetti non religiosi, talvolta affiancate a quelle religiose,come re, imperatori, capi militari, ma pur sempre legati a una simbologia di potere, simile alla simbologia religiosa. Infatti, le sculture di imperatori romani erano presenti in tutto l'impero, in copie ripetute uguali, come lo erano le sculture delle divinità dell'epoca.
Ermafrodito è una divinità importante perchè comprende due esseri, l'uomo e la donna, anche se iconograficamente l'aspetto è maschile. Ermafrodito non è l'unica divinità ibrida uomo-donna di ogni tempo e del mondo; a parte le divinità bisessuali conosciute, dove non c'è storia scritta della raffigurazione di una divinità maschile, non sappiamo niente.
Nelle raffigurazioni antropomorfe bifronti vi sono divinità dove le due teste hanno la barba, e altre dove, una ha la barba e l'altra no.(Fig.4)

Fig.4 Argo bifronte con occhi sul corpo
Una testa è barbuta ed è maschile, mentre la testa non barbuta potrebbe essere femminile


(Fig. 4). E' quindi possibile che il volto che non ha la barba sia femminile, in quanto se la testa fosse maschile sarebbe più piccola di quella barbuta, cioè sarebbe la testa di un ragazzo. Comunque, c'era anche chi la barba se la tagliava. I sacerdoti che hanno venerato Ermafrodito, probabilmente, avevano già una mentalità innovatrice. Ermafrodito era certamente un'esigenza di una categoria di fedeli, che è stata realizzata iconograficamente in modo nuovo, che certamente risentiva di un mondo culturalmente nuovo come quello ellenistico. Cioè, non più un'unione visibile di due teste unite di uomo e di donna, presente sia prima, che dopo Ermafrodito, ma la fusione di due spiritualità in un unico corpo.

Gli antichi Ebrei avevano un Dio a quattro teste, come le aveva anche Hermes. Dato che le religioni progrediscono, gli Ebrei hanno abolito le raffigurazioni del Dio per evitare l'idolatria, come dopo hanno fatto anche gli Islamici.
Ermes, il "padre" di Ermafrodito, ha una grande documentazione iconografica, in quanto, come si è detto, è spesso raffigurato con due, tre, quattro teste che costituiscono un punto di riferimento nello studio del bifrontismo. (Fig. 4) In Grecia, Hermes era "protettore delle strade", "guida dei viandanti", e proteggeva "contro spettri e spiriti maligni".
Nella Tracia (II - III secolo d. C.) era "Dio dei re", "divinità solare", "Dio dei giuramenti (prestati dai re).
Presso i Celti è "progenitore e capostipite delle stirpi regali".
A Micene è "signore degli animali".
Il padre di Ermafrodito era dunque una divinità potente e autorevole, venerata in alcuni luoghi dal popolo, e in altri solo dai potenti.
Ermafrodito è una divinità giovane, e pensa al divertimento. E' un giovane di straordinaria bellezza, che vuole giocare. Rifiutò le offerte della ninfa Salmace, e quando si tuffò per gioco, nell'omonima fonte, la ninfa gli si avvinghiò intorno e divennero un tutt'uno.
Ermafrodito, tra le antiche divinità è, forse, quella di cui si sa di meno. Si conosce il suo nome, il nome del padre, della madre, la sua storia d'amore durata pochi minuti.
Afrodite, la "madre" di Ermafrodito, era la Dea greca dell'amore, della bellezza, della fertililità, cui corrisponde la Venere romana. Era Dea della gioia e della letizia. Il suo culto era unito al simbolo della colomba.
L'iconografia di Ermafrodito ci è nota, non come divinità a Cipro e in Siria, ma come "essere favoloso" in Grecia.
Presso i Greci, Ermafrodito è raffigurato in belle sculture, ed è bello anche lui. Il suo aspetto è maschile, in quanto ha il pene.
Le raffigurazioni di Ermafrodito nella Grecia ellenistica non hanno una tipologia costante come altre divinità, e sono una diversa dall'altra.

Lo stile di raffigurazione, come per altre sculture ellenistiche di divinità, è la ricerca del bello, con parti umane prese da persone di fattezze armoniose, e abbinate. Nel caso delle raffigurazioni di Ermafrodito vi sono parti del suo corpo, che sono prese da corpi femminili, in quanto nei corpi maschili veniva evidenziata la muscolatura Nella tipologia delle iconografie religiose, Ermafrodito rientra nel "bifrontismo invisibile", in quanto si sa che è una creatura doppia, ma non si vede. Se non fosse esistita la scrittura, oggi, non sapremmo niente di Ermafrodito.

Il "bifrontismo invisibile" deriva dal bifrontismo(visibile) le cui origini sono nel Paleolitico.
Nelle Grotte dei Balzi Rossi in Liguria sono state trovate tre piccole sculture bifronti attribuite al Paleolitico superiore. Sono una figura femminile con due teste; una figura femminile unita per la nuca e per i piedi a una figura maschile; e una di testa femminile unita per la nuca ad una testa maschile. (Vedi in questa rivista : "Le antiche veneri bifronti del Messico in relazione alle veneri bifronti paleolitiche dei Balzi Rossi" di Pietro Gaietto, Figg. 3 e 4; e "L'abbigliamento nelle veneri di Liguria, Austria e Messico" di Pietro Gaietto, Fig. 7).
Tipologicamente queste tre piccole sculture rientrano nel bifrontismo (visibile).
Sappiamo che si tratta di divinità, per parallelismi con le civiltà storiche e con l'etnografia, dove le sculture bifronti sono tutte collegate alla religione.
Qui presento la scultura di una testa maschile barbuta (Fig.5)

Fig.5 Testa barbuta di Homo sapiens sapiens
Scultura in pietra del Paleolitico Superiore (tra 20.000 e 12.000 anni fa) Proveniente da Palo (S.Pietro d'Olba, Savona, Italia)


Alt. cm. 24, reperita a Palo (S.Pietro d'Olba, Savona, Italia). Appartiene al Paleolitico superiore, ed è datata tra i 20.000 e i 12.000 anni fa. Raffigura un Homo sapiens sapiens di bell'aspetto. E' la più bella che gli archeologi hanno trovato nel Paleolitico.
Questa scultura non ha deformazione stilistica, ed è in buono stato di conservazione. Non ha base, e sul retro è piatta. Nel rito la sua collocazione doveva essere orizzontale.
Le ipotesi della sua interpretazione possono essere diverse : ritratto di un uomo importante, ritratto di un defunto, raffigurazione di una divinità, raffigurazione di una divinità che rientra nella tipologia del "bifrontismo invisibile". Sono ipotesi da fare, anche se non avranno una risposta in tempi brevi.

L'importanza di Ermafrodito nell'iconografia delle religioni è il "bifrontismo invisibile".
Nelle raffigurazioni di uomo e di animali, vi è sempre un'attribuzione che è invisibile, e che riguarda poteri soprannaturali, che possono aiutare il fedele.
Afrodite, il cui aspetto è quello di una donna bella, ha avuto tante attribuzioni, ma queste riguardano, come per altre divinità, delle qualità divine che, generalmente, erano propiziatorie per il fedele.
Il "bifrontismo invisibile" che ho individuato nella divinità di Ermafrodito, e che introduco nelle numerose forme di bifrontismo (visibile), dovrebbe aprire nuovi percorsi di indagine nell'interpretazione dell'arte dalla preistoria ai tempi storici.
Il "bifrontismo invisibile" di Ermafrodito, non è soltanto l'unione uomo - donna, ma è anche, ciò che rappresenta in chi lo venera. Quindi una divinità complessa.
I miti esprimono grandi misteri della vita, e nello stesso tempo racchiudono in sè un percorso dinamico, di scioglimento individuale di questo, del proprio mistero.
Avanzo qui l'ipotesi che il mito di Ermafrodito , col suo "bifrontismo invisibile", esprima un conflitto intrapsichico tra la parte femminile e quella maschile dell'essere umano, e nello stesso tempo indichi nella fusione sia la strada per il superamento della dissociazione, sia l'acquisita capacità di comprendere l'altro da sè, tramite introspezione e proiezione conoscitiva inconscia.
Concludendo, Ermafrodito , dalla Siria e da Cipro, è migrato nella Grecia ellenistica, e si evolve in un nuovo modo, in una straordinaria civiltà; cioè non è più una divinità religiosa, pur restando sempre una sorta di dio del piacere.
Stesso esempio hanno seguito iconograficamente certe divinità pagane ibride superstiti al Cristianesimo in Europa fino al '600, che sono entrate nella satira nel '700 e nell'800 (caricature di uomini e donne con teste di animali), per trasformarsi ulteriormente nel '900 nei fumetti (i tipi di Walt Disney, e di altri cartoons), che grande divertimento hanno dato, e continuano a dare, all'umanità attuale.

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